A Salerno il dramma del lavoro diventa tragedia

di Ernesto Scelza
Hanno dedicato poco spazio, gli organi di informazione salernitani, alla notizia del suicidio dell’ex operaio Ideal Standard di Pastena, che si è tolto la vita perché non reggeva più la sua condizione. Forse nel rispetto di quella regola del giornalismo che impone di non dare risalto a notizie di questo genere per evitare che chi vive gli stessi disagi possa essere spinto ad emulare un gesto così estremo. E anche noi abbiamo resistito a trattare l’evento. Ma abbiamo sbagliato. Non è di un suicidio che dobbiamo parlare, ma di una morte che ha responsabili. È il dramma del lavoro che diventa tragedia. L’ex operaio stentava ad andare avanti con una Cassa integrazione a rischio di proroga. In un biglietto alla famiglia rivela la causa delle sue angosce, del suo ‘male di vivere’: il terrore di trovarsi, a 52 anni, senza un lavoro, senza un reddito, senza alcuna prospettiva. Un numero in una statistica. Dopo aver vissuto con orgoglio l’esperienza di un lavoro produttivo, che garantisce, oltre al salario, un ruolo e una coscienza sociale. Dovremmo cominciare a leggere in questa dimensione i dati della crisi economica. I numeri ne misurano le conseguenze. Terrificanti per il Mezzogiorno. È di uomini e di donne che si parla, delle loro esistenze, delle loro vite spezzate. Chi si ricorderà di questo quando, nelle aule dei Tribunali, si tornerà a discutere della Ideal Standard, della vicenda dei suoli della ex fabbrica di Fuorni, del progetto inesistente del ‘Seapark’. Magari -e non ne siamo sicuri- si riuscirà pure a individuare le responsabilità di chi ha speculato e di chi ha la colpa di aver alimentato l’illusione di una alternativa ‘produttiva’ alla chiusura di uno stabilimento. Ma chi pagherà per questa morte?