Finalmente un ministro che il mondo ci invidierà
di Ernesto Scelza

Siamo affranti e costernati: non lo vedremo più passare da un ‘talk’ all’altro fin dalle prime ore della mattina. Non potremo più essere illuminati dai suoi giudizi sulle questioni più varie, dalla politica vaticana alle ricette per uscire dalla crisi, dalla violenza negli stadi alla scomparsa della foca monaca, dal confronto con i sindacati agli assetti radiotelevisivi. Ne sentiremo la mancanza, ora che è stato chiamato a reggere il Ministero degli Affari Esteri. Ma vedrete che Paolo Gentiloni riuscirà ancora a stupirci, e troverà il modo di non farci mancare il tono disincantato e profondo, leggero e un po’ ‘blasé’ con il quale ha finora dispensato le perle della sua saggezza. Quando il Presidente della Repubblica ha respinto le prime proposte di nomi per la Farnesina avanzate da Renzi, abbiamo temuto che Napolitano suggerisse una personalità capace e autorevole. Ma ci siamo rasserenati all’annuncio della nomina di Gentiloni: nessun rischio che in Europa e nel mondo si pensi che i ministri in Italia si facciano sulla base delle competenze. E così il pupillo di Francesco Rutelli, già Margherita, già Presidente della Commissione di Vigilanza Rai e Ministro delle Telecomunicazioni con il merito di non aver mai contrastato il monopolio berlusconiano né la penetrazione Mediaset in Rai, corona una carriera folgorante. E pensare che da ragazzo aveva militato nel Partito di Unità Proletaria. Ma, per dirla con Winston Churchill, “chi non è di sinistra da giovane è senza cuore, ma chi non è di destra da vecchio è senza cervello”. E Paolo Gentiloni di cervello ne ha da vendere.