Giorgio Napolitano impone una riflessione ‘alta’ sul suo operato
di Ernesto Scelza

Consentiteci di rendere omaggio alla figura politica di Giorgio Napolitano, nelle ore delle sue dimissioni da Presidente della Repubblica. E gli rendiamo omaggio, noi che siamo stati spesso critici – e aspramente critici – in tanti momenti della sua lunga marcia nella storia, non solo italiana, del Novecento e oltre. Solo per rimanere al suo inedito ‘novennato’, restano i giudizi negativi sulla sua ostinata volontà di evitare il ricorso alle elezioni anticipate. Come quando non intervenne a richiedere la verifica della fiducia al governo Berlusconi nel 2011: dopo lo ‘strappo’ di Fini, consentì una irrituale sospensione delle attività del Parlamento che consentì al ‘nonpiùCav’ di accaparrarsi i voti degli Scilipoti e dei Razzi necessari per sopravvivere. E sì che Berlusconi, con voti parlamentari comprati, aveva già fatto cadere il governo Prodi. E poi c’è il rifiuto di rischiare le elezioni dopo l’impossibilità di Pier Luigi Bersani di coinvolgere il Movimento5stelle in una qualsiasi maggioranza. E, ancora, il sostegno attivo ai governi di ‘larghe intese’: da Monti, a Letta, a Renzi. Eppure, resta il dato storico che Napolitano ha dato credibilità al ruolo dell’Italia sul piano internazionale, ha rafforzato la prospettiva ‘europea’ del Paese. E resta il fatto di aver mostrato che la Politica è impegno ‘alto’ che può riempire una vita. E va di pari passo con una ampia e profonda cultura. Per questo, onore a Giorgio Napolitano, anche da critici delle sue posizioni passate e del suo operato recente. Sapendo che ci impone di essere all’altezza della sua visione politica. In un tempo di innovatori improvvisati e dilettanti interessati.