I “Vecchi folli e ribelli” di Pansa
di Rosaria Fortuna
Ho smesso di collezionare giornali da qualche anno. Trasformare la casa in un’emeroteca è una iattura e sicuramente il web aiuta non poco a risolvere questo problema. I giornali sono fondamentali: danno il polso della vita che scorre ogni giorno e poi la lettura di un giornale affina lo sguardo. Non cambia che si scriva su carta o su web: l’importante è riuscire a dare all’occhio il modo di tendersi. Nel mentre aumentano le pagine culturali e i blog che consigliano libri. C’è un però: oggi si leggono per lo più autori contemporanei, una cosa che noto tra i tanti lettori in rete, e si continua a non conoscere i classici. Questo non permette, ai già pochi lettori, che si cimentano con un libro, di pretendere di più da chi scrive, non avendo un gusto letterario proprio ma un blando orientamento alla lettura. E così si scrive sempre e solamente di libri in uscita, mentre le biblioteche umane seguono percorsi differenti, vista anche la fortuna da sempre dei reimander. Per questa ragione, seguendo un filo che è anche d’attualità, vi vorrei parlare di questo libro di Giampaolo Pansa dello scorso anno.
Giampaolo Pansa lo leggevo d’un fiato da adolescente. Mi piaceva moltissimo il suo modo di raccontare la politica e sempre l’ho preferito a Giorgio Bocca, che leggevo pure.
Il libro nasce dal dialogo tra lui e Adele Grisendi, sua compagna di vita. Un libro sull’erotismo fuori dagli stereotipi letterari del momento: il modo di scrivere, e descrivere il piacere tra adulti, anagraficamente avanzati, è molto poco contemporaneo. Un libro fatto di tenerezza e comunicazione autentiche, di chi sa che il piacere autentico è maturo e consapevole.
Non lo consiglio a nessuno, semplicemente perché è un libro di affezione, o a chi ai sentimenti è stato educato e desidera vivere a lungo con intelligenza, apprezzando la vecchiaia.
In un modo o nell’altro.