Non chiamiamola ‘Troika’, chiamiamola ‘Bellarmino’
di Ernesto Scelza

Pare proprio che il risultato più rilevante strappato da Alexīs Tsipras nella trattativa con l’Europa, per evitare che il popolo greco continui a pagare la gestione ‘allegra’ dell’economia dei precedenti governi ellenici e una ottusa politica di ‘austerity’ della Ue a guida Bundesbank, sia che la stessa Unione Europea, la Banca Centrale Europea (Bce) e il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) non si chiamino più ‘Troika’. Per il resto ha ottenuto quattro mesi di ossigeno: 7 miliardi in cambio di un ‘piano di riforme’ che conferma le privatizzazioni in corso e rinvia l’attuazione dei punti centrali del suo programma del governo: aumento del salario minimo, misure per i poveri, lotta alla corruzione e alla evasione fiscale sono riaffermati come ‘principi’. Insomma, sembra che si sia raggiunto un compromesso. Ognuna delle parti si dichiara soddisfatta. E allora d’accordo: non chiamiamola più ‘Troika’ ma nemmeno, genericamente, ‘Istituzioni’. Chiamiamola piuttosto ‘Bellarmino’. Sì, come il cardinale inquisitore Roberto Bellarmino, che dopo aver mandato al rogo Giordano Bruno, si ritrovò a gestire il ‘caso’ Galileo Galilei. Concordò con lo scienziato un compromesso: le proposizioni in odore di eresia venivano considerate “ipotesi scientifiche”, e Galileo si impegnava a non divulgarle. Le cose poi precipitarono con l’uscita del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, quando Galileo mise in bocca a Simplicio, banale e scontato ‘aristotelico’, le parole che pronunciate da Urbano VIII, che pure si era manifestato suo ammiratore. E fu processo e condanna. Ma fino a quel tempo il ‘compromesso-Bellarmino aveva funzionato: io faccio finta che tu abbia abiurato e tu continui a fare la tua ricerca. Basta giocare con le parole. Fingere e dissimulare.