Riprendiamocii dall’orrore del vuoto nel quale ci ha ridotti la politica
di Pasquale De Cristofaro
Sembra proprio non potercela più fare questo stanco Paese a risollevarsi dalla crisi economica e culturale in cui è precipitato in questi ultimi anni. Allo stesso tempo, tutti sembrano, però, avere la ricetta giusta quando di tutto questo si parla al bar o tra amici o, peggio ancora, nei talk televisivi. Programmi in successione seriale che propongono i soliti politici, economisti, giornalisti che imperterriti da vent’anni ci propinano analisi e soluzioni di problemi che ancora giacciono irrisolti. Un triste teatrino, noioso e, per giunta, irritante. Ma come, se siete stati proprio voi a non prevedere il baratro in cui ci avete ficcato, anzi, se proprio voi lo avete prodotto con la vostra proverbiale mancanza di capacità operativa, pretendete adesso di dirci e darci le varie soluzioni ai problemi che abbiamo di fronte? La verità, è che nessuno più vi sopporta, perché mentre voi parlate, parlate, le persone non ne possono più. Crescono i poveri e i disoccupati, i redditi si dimezzano, crescono le tasse e non si vede all’orizzonte neppure uno straccio d’idea capace di ridarci fiducia. Tutto nero allora? Quasi, quasi verrebbe la voglia di dire ai nostri politici, state fermi non fate nulla; perché più fate e più ci mettete nei guai. Siete stati per mesi a discutere dell’IMU e non avete fatto quella legge elettorale che poteva ridare l’opportunità ai cittadini di esprimere un giudizio non viziato dal colossale ed incostituzionale imbroglio del Porcellum. Ma tant’è; questa è Italia. Una nazione capace di un malsano oblio che non le permette di vedere responsabilità e inefficienze della sua classe politica e della pubblica amministrazione, capace di sprecare i suoi enormi talenti, incurante della sua grande tradizione culturale. Un Paese in preda ad un “horror vacui”, che spaventa, annichilisce, deprime. Un “nulla” che toglie il respiro e la parola. La colpa è però anche nostra. Per troppo tempo ci siamo adagiati, “sdraiati”, accecati; anche a noi facevano comodo certi comportamenti. Ognuno di noi, nel suo piccolo, ne ha approfittato. E come sempre accade ora non possiamo tirarci fuori da questo pantano e descriverci come mammolette offese. Anche noi siamo “il problema”. E questo non dovremmo mai più dimenticarlo.
Direttore, non conterà molto, ma ogni volta che la leggo, consonanza di idee a parte, ed anche questo non è granché importante, letteralmente, posso dirlo? mi “scialo” e mi viene di esclamare: ahhh….oppure: ohhhh, a seconda dei casi, esprimendo quest’ultima esclamazione non meraviglia, ma soddisfazione per avergliele suonate proprio a dovere. Ma poi…non è che l’effetto che fa ai destinatari è lo stesso che fa all’ippopotamo l’uccellino che va a beccare il proprio cibo sulla pelle dell’ animale? Mi scuso se ho osato molto, nel qual caso la moderazione opportunamente interverrà. Grazie, comunque.
Mi correggo: il “direttore” iniziale è un lapsus, o meglio, una svista.