Salerno ‘città europea’ e il suo destino mediterraneo
di Ernesto Scelza

Salerno riscopre in questi giorni una sua antica vocazione, che è parte della sua identità, come territorio e come ‘popolo’. È il destino che le deriva dalla sua geografia, dall’essere proiettata nel Mediterraneo, dall’affacciarsi del suo golfo, come un abbraccio aperto, verso le distese avventurose delle acque. Di quelle acque mai troppo agitate di un mare che è ‘tra le terre’ nel doppio senso: le terre che lo chiudono, ma anche le terre che sono tenute unite dal mare. I filosofi che hanno costruito la civiltà dell’Europa e del mondo hanno ragionato a partire da questo dato che non era solo geografico, ma storico ed economico: culturale. E gli storici hanno spiegato come geografia abbia segnato il destino della penisola: “un Paese troppo stretto e lungo”, dicevano gli arabi nel Medioevo. E rinunciavano a percorrerlo con le loro scorrerie, preferendo integrarsi nelle regioni meridionali, dando vita ad uno scambio straordinario con le persistenze latine e greche, bizantine. Con le tradizioni longobarde e normanne, perfino. Salerno ha vissuto un suo periodo di grande splendore quando ha accettato questo ‘destino’ come una opportunità storica. Oggi sembra riemergere questa vocazione e questa disponibilità all’accoglienza e al dialogo con la sponda Sud del Mediterraneo: lo mostra il modo in cui la città sta rispondendo all’emergenza dei ‘profughi’ che giungono dalle coste africane. Oggi si riaffaccia una occasione: ricostruire una propria identità forte a partire dal recupero della sua grande storia e della sua geografia ‘mediterranea’. E farlo per conto dell’Europa, di quel mondo ricco e sviluppato al quale sente di appartenere. Ma Salerno può essere ‘città europea’ solo se è, fino in fondo, città mediterranea.