Sull’antisemitismo di Heidegger
di Angelo Giubileo

Donatella Di Cesare ha il merito di aver riaperto la discussione sul tema dell’antisemitismo di Heidegger. Perché, prima durante e dopo la tragedia della Shoah, il celebre filosofo è stato antisemita e non ha poi fatto alcuna ammenda del suoerrore?
Qui, ipotizziamo brevemente che il suo errore abbia avuto anche una valenza logica, e quindi filosofica, propria. L’errore imperdonabile sarebbe stato quello di sostanziare l’antisemitismo nell’ambito di un discorso metafisico, che lo stesso filosofo intendeva viceversa aborrire.
Per Heidegger, l’eccidio che è stato perpetrato ai danni dell’umanità intera, la Shoah sarebbe stato “l’autoannientamento degli ebrei”. Ma, il filosofo – escludendo dal ragionamento il principio anti-“metafisico” che viceversa costituisce il cardine del proprio insegnamento – commette un tragicissimo errore.
In breve, ecco il ragionamento, che sia stato di Heidegger e che provo a svolgere.
Premessa maggiore: l’“ebreo”, in quanto tale, apparterrebbe ad una “categoria” e quindi può rappresentare un insieme, astratto, di tipo “metafisico”.
Premessa minore: l’“ebreo”, in quanto appartenente ad una determinata “categoria” di persone, sarebbe il-portavoce di un discorso di tipo “metafisico”. Per questo, gli “ebrei” hanno assunto il-nome: “il-popolo-di-dio” o “il-popolo-deicida”.
Conclusione: l’“ebreo”, in quanto portavoce di un discorso “metafisico”, è destinato all’“autoannientamento”.
Ma questa pro-spettiva (immagine di eventi futuri che ci si costruisce nella mente), dell’“autoannientamento”, è immaginata dal filosofo nell’ambito di un discorso che assume tutte le caratteristiche proprie della “metafisica” e configura quindi un orizzonte non relativistico ma definitivo. Una prospettiva e un orizzonte “metafisico”.
Una prospettiva e un orizzonte che Heidegger ha inteso escludere da ogni discorso logico e che follemente ha invece in parte condiviso.